Roma, 13 marzo 2024

Scopo della Direttiva, che sarà approvata nei prossimi giorni dal Consiglio Europeo e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, è quello di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e pervenire alla neutralità climatica entro il 2050.
Tra gli obiettivi della Direttiva figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e una migliore diffusione di informazioni sul rendimento energetico.
In base alla Direttiva i Paesi membri dell’Unione dovranno garantire la ristrutturazione degli edifici residenziali con peggiori prestazioni nella misura del 16% entro il 2030 e il 26% entro il 2033.
Sicuramente la Direttiva europea va nella giusta direzione per la salvaguardia del clima e dell’ambiente, ma non si può non considerare che, comunque, non sarà un’operazione indolore per migliaia di famiglie, il più delle volte proprietarie della sola abitazione abitata e nella gran parte dei casi con situazioni reddituali non adeguate.
Si pensi alle migliaia di famiglie che, negli anni scorsi, hanno dovuto acquistare l’alloggio condotto in locazione, da enti pubblici e privati proprio per evitare di essere sottoposti a provvedimenti di sfratto. Gran parte di esse stanno ancora pagando il mutuo.
E’ necessario attivare vere politiche di sostegno soprattutto verso le famiglie meno abbienti proprietarie dell’unica abitazione e verso gli Enti che gestiscono i patrimoni di edilizia residenziale in locazione.
Bisogna evitare gli errori del Superbonus assistendo indiscriminatamente tutti, ma finalizzando gli interventi nei confronti di coloro che esprimono un disagio economico e una reale impossibilità a fronteggiare i notevoli costi della ristrutturazione e la sostituzione degli impianti a gas, a partire dalle caldaie di uso domestico.
Il SUNIA, con la sua organizzazione che raccoglie anche i proprietari utenti, promuoverà iniziative adeguate a difendere gli interessi delle migliaia di famiglie proprietarie della loro abitazione e degli assegnatari delle case di edilizia pubblica, affinché non succeda quello che è successo per il Superbonus, ove sono stati tagliati fuori proprio gli interventi per la manutenzione e la ristrutturazione dei quartieri popolari.