Firenze, 16 Gennaio 2017
Un mese fa si è concluso il bando per le case popolari a Firenze: dopo quattro anni di attesa, erano tante le aspettative e molte sono state le famiglie che hanno fatto richiesta di una casa del comune di Firenze. Il bando conteneva l’aspetto innovativo di essere per la prima volta on line e di avere nuovi criteri di assegnazione dei punteggi per effetto dell’entrata in vigore della legge regionale.
Quali sono stati i risultati? Non certo esaltanti. La fotografia che è stata scattata, rappresenta una società sempre più in difficoltà economica e sociale. Famiglie che vivono nella più totale incertezza per il loro futuro, famiglie che fanno fatica ad affrontare la quotidianità. Il sunia aveva avuto mandato dall’amministrazione di aiutare i cittadini nella compilazione della domanda, che tra l’altro prevedeva la necessità di possedere un codice pin per accedere ai servizi on line del comune ed un indirizzo di posta elettronica. Il numero di persone che si sono rivolte al sindacato è stato altissimo: 925 persone sono ‘accorse’ nel corso dei 60 gg di apertura del bando e di queste, 701 hanno riempito la domanda tramite il sindacato. Questo numero l’abbiamo preso come campione campione, diciamo che ci siamo ‘serviti’ di loro per capire come la città avesse cambiato volto nel corso degli ultimi quattro anni e abbiamo constatato come l’indagine dell’istat sui dati della povertà, trova conferma anche nella nostra città.
Ma partiamo con i dati: il 64% per cento sono cittadini extracomunitari, dei quali il 26% dell’america latina, il 23% albanesi%, il17% della ex Jugoslavia, 34% del nord africa. Mentre il 36% sono cittadini italiani
Firenze al top del lavoro ……irregolare
Del campione intervistato, il 28 % dichiara di essere disoccupato, mentre il 100 % riferisce laconicamente di non avere un reddito sufficiente ad arrivare alla fine del mese.
Ma il dato che più ci ha sorpreso, è quello relativo al lavoro irregolare: infatti il 56 % delle persone intervistate ci ha riferito di non trovare alternativa e di lavorare a nero (loro malgrado), costretti dalla situazione di difficoltà e dalla crisi economica. Il 65% delle donne disoccupate riescono a raggranellare, svolgendo soprattutto lavori a nero di domestica, colf / badante fino a 300 euro mensili, mentre le altre arrivano a prendere tra i 100 e i 300 euro mensili ; mentre gli uomini disoccupati (oltre l’80 % dichiara di aver perso il lavoro nell’edilizia) trovano lavoro soprattutto nell’ambito della ristorazione (cuochi, inservienti), pulizie e sempre nell’ambiente edile ma rigorosamente a nero e in stato di totale mancanza di sicurezza, con entrate tra i 300/ 500 euro. Il 45% dichiara di dover integrare il reddito soprattutto per i figli, per comprargli dei vestiti, per fargli fare dello sport, per comprare quaderni e zainetti, comunque cose per la scuola.
Il 37 % abita in appartamenti umidi, con tracce di muffa alle pareti e soffitte che presentano una umidità diffusa e permanente; mentre il 44% dichiara di soffrire il freddo d’inverno, non potendo riscaldare adeguatamente la propria casa.
Altra nota dolente: gli affitti. Il 65% dichiara di avere affitti, che superano il 40% del proprio reddito. In molti casi il canone di locazione assorbe oltre il 50 per cento del reddito della famiglia. Affitti molto alti, che si devono accompagnare a rate condominiali che fanno lievitare la quota mensile destinata alla casa.
L’unica nota ‘drammaticamente’ positiva è il netto calo dello sfratto per finita locazione: solo un 10% di intervistati dichiara di avere una sfratto perché il contratto è finito. E questo dato non vuol dire che no vi sono più sfratti a Firenze; infatti sono tutti per morosità ed oltre il 45% dichiara di avere un’esecuzione forzata in corso, ma con la nuova legge, tale fattispecie non prevede un punteggio nella domanda.
E qui si incrociano i dati degli sfratti
Firenze al top …….per gli sfratti per morosità
Gli ultimi dati elaborati dal ministero dell’Interno sul numero di sfratti emessi nei capoluoghi di provincia nel corso del 2016 confermano ciò che il Sunia e CGIL da tempo avevano più volte denunciato e paventato: la costante e progressiva presenza degli sfratti per morosità, a seguito della perdita del lavoro. Il capoluogo di Regione, Firenze, risulta essere terza per dato assoluto in Italia, con 4551 sfratti emessi per morosità nel solo 2015, preceduta dalle metropoli di Roma e Milano ma è ancora una volta capitale degli sfratti per morosità rispetto al numero degli abitanti. L’elemento che desta maggiore preoccupazione è dovuto all’aumento del numero delle convalide di sfratto rispetto all’anno precedente. Negli ultimi tre mesi i dati sono spaventosi:
– 130 sfratti al mese con forza pubblica
– il 98% di questi sono sfratti per morosità
– l’80% di questi questi per morosità sono dovuti alla perdita di lavoro, riduzione orario di lavoro, chiusura della propria attività
A Firenze la situazione e’ sempre pesante: nelle cancellerie aumentano le richieste di convalida di sfratto. I prossimi mesi saranno caratterizzati da una miriade di nuclei familiari che dovranno fare i conti con la polizia alle porte (in linea col trend, si stimano oltre 600 sfratti nei prossimi tre mesi). Intanto, le domande di alloggio Erp avranno una risposta solo nel 4 ha avuto una casa popolare dalla graduatoria.
Identikit della famiglia sotto sfratto
Le famiglie vittime dello sfratto per morosità sono il 51% di nazionalità italiana, mentre in costante aumento quelle dei migranti, che sono in una situazione di parità ormai con il 49% . Mentre coloro che arrivano alla fase finale dell’esecuzione con la forza pubblica sono per il 65% circa di nazionalità straniera; il 38% sotto i 35 anni, il 31% tra i 35 e i 40, il 27% tra i 50-65 anni, il 4% over 65. Si tratta di famiglie con basso reddito, circa 22mila euro lordi, ma aumentano le famiglie con redditi medi intorno ai 35mila euro lordi che nel corso del contratto di locazione hanno improvvisamente perso il lavoro. L’impiego prevalente del moroso tipo è nel settore operaio per il 55% (il 53% sono lavoratori del campo dell’edilizia); seguono i precari (in gran parte laureati) col 23%, i disoccupati (12%), i pensionati (10%).
Morosità incolpevole: un fenomeno senza fine
Le famiglie che non sono in grado di onorare l’affitto perché hanno perso il lavoro, non trovano ammortizzatori sociali, risorse, supporti e soluzioni apprezzabili. A Firenze non esistono alloggi di edilizia pubblica di fronte ad un fabbisogno effettivo immediato di ulteriori 2 mila nuovi alloggi a canone sociale, vale a dire proporzionato al reddito. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Una famiglia “normale”, senza problemi di disagio socio-familiare colpita da morosità incolpevole a causa della perdita del lavoro non può avere come unica chance quella di umiliarsi ulteriormente e, spesso inutilmente, di fronte agli
assistenti sociali o ottenere l’elemosina di un qualche centinaio di euro annui se ha l’improbabile fortuna di trovare un altro alloggio in affitto. Queste famiglie senza via d’uscita devono essere sostenute fino a che permane questo stato di disagio attraverso soluzioni più articolate.
Le proposte del SUNIA CGIL per Firenze
– Affitti privati. Il SUNIA ha chiesto all’assessore Funaro, di procedere alla convocazione dei sindacati inquilini e delle associazioni della proprietà edilizia per ridefinire gli affitti a canale per l’ intera area metropolitana fiorentina in modo da rivitalizzare il mercato privato, dell’affitto privato del cosiddetto housing sociale, per studenti universitari. Ormai il mercato degli affitti privati nell’area fiorentina, e non solo, vive nel più completo abbandono, con grande difficoltà e in preda a speculazione e ad illegalità diffusa. All’amministrazione si chiede un’azione volta a liberare gli alloggi nel mercato del privato, dalla ghigliottina degli affitti turistici, che stanno sottraendo ai residenti la possibilità di trovare un alloggio libero che non sia destinato alle locazioni mordi e fuggi e che stanno trasformando Firenze in una città museo. Agire con la leva fiscale per facilitare i canoni calmierati, tramite gli Accordi territoriali.
– Implementare il contributo in conto affitti
– La grande scommessa del recupero delle caserme dismesse, deve aver inizio con la realizzazione non meno di 600 nuove case popolari a canone sociale, oltre agli interventi già in corso di realizzazione. I lupi di Toscana dovranno essere una grande risorsa e l’esempio di riqualificazione nell’interesse generale dei cittadini, e non solamente una grande occasione per gli speculatori e per gli interessi dell’imprese, come, purtroppo, avvenuto nel passato recente.
– La riconvocazione della Commissione Disagio abitativo, a seguito dello stanziamento dei fondi del Piano Casa nazionali; a gennaio riprenderanno gli sfratti, è senza esagerare si tratterà di un ‘inverno’ caldo, visto che ci giungono notizie di almeno 25 richieste settimanali di nuovi provvedimenti per sfratto per morosità presso il tribunale di Firenze.
Le ultime stime ISTAT sulla situazione occupazionale e la scarsa e minimale crescita dei posti di lavoro evidenziano gli effetti di una crisi che non dà tangibili segnali di attenuazione, anzi. La disoccupazione giovanile cresce., la precarietà abitativa cresce. Ed di qualche giorno fa il dato terribile dell’aumento esponenziale degli immobili andati all’asta.
Il comparto abitativo storicamente afflitto da problemi strutturali, mai compiutamente ed efficacemente affrontati, e’ stato ulteriormente colpito e penalizzato, con il risultato di una crescente emarginazione e umiliazione socio-economica di categorie di cittadini sempre piu’ variegate e non classificabili esclusivamente nella fascia del disagio piu’ estremo. Nonostante il piano casa Lupi , di fatto le risorse per il settore si sono dimostrate non sufficienti: è il caso dell’edilizia pubblica e del fondo per il sostegno all’affitto.
Di fronte a questa grave situazione di disagio, gli interventi della politica devono essere a 360 gradi, intanto SUNIA E CGIL chiedono :
– un piano pluriennale di aumento dell’offerta di alloggi sociali in affitto a canoni sostenibili puntando sul recupero di aree ed edifici dismessi senza ulteriore consumo di suolo. Più case popolari
– una dotazione finanziaria certa e continuativa per permettere programmazione degli interventi e sostegno diretto agli inquilini in difficoltà.