Modena, 23 Maggio 2019.  

Se c’è stata una risposta all’emergenza casa in questi anni, questa è venuta principalmente dalle istituzioni locali, Comune di Modena e Regione Emilia Romagna. Mentre dal Governo mancano ancora risposte adeguate per un’offerta di alloggi a canone sostenibile per soddisfare una domande delle fasce di popolazione più deboli.

Tra le buone pratiche del Comune di Modena dobbiamo registrare innanzitutto l’esperienza dell’Agenzia Casa, ovvero 450 alloggi (che diventeranno 550 nei prossimi mesi) di proprietari privati dati in locazione al Comune che a sua volta li dà in concessione alle famiglie a canone calmierato. Ai proprietari il Comune garantisce il pagamento del canone e le spese condominiali anche qualora l’inquilino non paghi, garantisce la riparazione di eventuali danni, il rilascio dell’alloggio alla scadenza del contratto, la fiscalità agevolata sull’Imu (4‰) e l’azzeramento della Tasi per il proprietario.
Questi alloggi hanno consentito di dare risposte a famiglie della cosiddetta fascia grigia, ovvero che non rientrano nelle graduatorie delle case popolari (Erp) ma che hanno difficoltà a trovare un alloggio sul libero mercato.

Altra misura in vigore da qualche anno nel Comune di Modena è la rinegoziazione dei contratti di locazione che si attua quando il proprietario è disposto a calare l’affitto dietro contributo del Comune per garantire la casa alla famiglia in temporanea difficoltà economica. Ad oggi le rinegoziazioni sono state 290, il che vuol dire dare garanzie ad altrettanti proprietari e inquilini, ovvero mettere in sicurezza 580 famiglie.

Il Fondo sociale per l’affitto finanziato con risorse irrilevanti a livello nazionale (10 milioni di euro) obbliga i comuni a dirottare fondi dai propri bilanci. Il Comune di Modena con l’ultimo bando con scadenza marzo 2019, ha dato risposta a 315 famiglie con un contributo medio di 1.300 euro annui, evitando l’aprirsi di procedure di sfratto per molte famiglie.

Data la scarsità di risorse e i meccanismi complicati di erogazione del Fondo nazionale sulla morosità incolpevole, destinato a chi ha perso il lavoro, o è in cassa integrazione o ha subito il decesso/malattia del familiare lavoratore, è stato possibile per il Comune di Modena aiutare solo 106 famiglie nel 2018 con un contributo medio di 3.200 euro.

L’assegnazione di case popolari (Erp) a Modena negli ultimi 5 anni, ammonta a circa 400 alloggi destinati a famiglie a basso a reddito, con handicap/invalidità e minori, nonostante la mancanza di finanziamenti da parte dello Stato per l’edilizia pubblica abitativa.
E’ di queste settimane la delibera della Regione Emilia Romagna che prevede uno sconto del 10% sul canone agli inquilini assegnatari di alloggi pubblici che vivono soli e sono nella fascia di reddito più bassa.

Per il sindacato inquilini Sunia le risposte del Comune di Modena al problema casa sono un segnale importante a fronte di un’inadeguata politica abitativa per l’affitto da parte del Governo.
Il Sunia chiede che il Governo finanzi con risorse continue e adeguate il Fondo sociale per l’affitto. Quando è partito nel 2001 il Fondo aveva una dotazione di 32 milioni di euro, oggi ammontano a solo 10 milioni.
Occorre inoltre aumentare le risorse del Fondo per la morosità incolpevole con un meccanismo di erogazione più semplificato che permetta a Regioni e Comuni di erogarlo a un maggior numero di famiglie in tempi bevi.
Il Governo non ha ancora chiarito il regime di tassazione dei canoni d’affitto concordati, infatti la cedolare secca al 10% scade il 31 dicembre 2019 con il rischio che molti proprietari, a fronte di una situazione d’incertezza, tornino ai contratti di libero mercato aumentando i canoni.
Manca un piano nazionale di edilizia abitativa con finanziamenti pubblici certi e continuativi nel tempo per aumentare gli alloggi di edilizia pubblica, la rigenerazione urbana, l’edilizia verde e il risparmio energetico per contenere consumi e inquinamento.

Antonietta Mencarelli, segretario  Sunia Modena